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Martedì, 16 Aprile 2024
Affori Bruzzano

Cerca di uccidere la moglie incinta, la pesta e tenta di soffocarla: lei si salva con Translate

Il calvario di una ragazza 26enne. Così gli agenti hanno capito che aveva bisogno d'aiuto

Anche l'ultima volta era riuscito a farla tacere. Era andato in Commissariato e aveva quasi convinto tutti che in fondo non era successo niente, che lui e lei erano pronti a tornare a casa insieme. Il fiuto e l'attenzione di un poliziotto, però, hanno scoperto l'inferno che si nascondeva dietro quella donna che non riusciva a dire una parola in italiano e che a Milano non aveva nessun altro se non lui, che piano piano era diventato il suo aguzzino. 

Un uomo di trentacinque anni, cittadino cinese, è stato arrestato dai poliziotti di Comasina, guidati dal dirigente Antono D'Urso, con le accuse di tentato omicidio, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua compagna, una ragazza sua connazionale di ventisei anni. 

La richiesta d'aiuto con Google translate

I riflettori sul 35enne - già finito in manette nel 2005 per omicidio, perché accusato di aver ucciso un suo connazionale dopo una rissa al Bicocca Village - si sono accesi a metà ottobre, quando la vittima è entrata in Commissariato terrorizzata.

Alle tre di notte, la giovane si è presentata dai poliziotti e ha cercato di spiegare, con l'aiuto di Google translate, che il suo convivente l'aveva appena picchiata nonostante lei fosse all'ottavo mese di gravidanza. 

Poco dopo, nella stessa stanza è arrivato anche l'uomo, che - in un italiano perfetto - ha detto agli agenti che tra loro c'era stato solo un litigio e ha convinto la ventiseienne a tornare a casa con lui. In strada, però, un poliziotto ha visto dalle telecamere di sorveglianza che la vittima si era letteralmente aggrappata al cancello del Commissariato per non farsi portare via. Una volta raggiunta, la ragazza ha scritto sul suo cellulare - su Google translate - "Io non voglio tornare a casa con quest'uomo". 

Le botte dopo il carcere e la gravidanza

A quel punto, la giovane si è finalmente convinta a sfogarsi e si è aperta con gli agenti. Così, la ragazza ha raccontato che era andata a convivere con quell'uomo in un appartamento in Comasina subito dopo che lui era uscito dal carcere, dopo la condanna per omicidio. 

A inizio 2018, poi, lei era rimasta incinta e da quel momento in poi erano iniziate le violenze e le minacce. L'ultimo episodio, dopo altre due brutali aggressioni, era avvenuto proprio la notte in cui lei era fuggita e aveva chiesto aiuto. Il 35enne l'aveva presa a pugni in faccia e quando lei si era chiusa in bagno, aveva sfondato la porta, l'aveva trascinata per i capelli e aveva cercato di soffocarla con un cuscino e poi di strangolarla. 

I tentativi di depistaggio in carcere

I poliziotti hanno quindi condotto una velocissima indagine e in pochi giorni hanno ottenuto un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Neanche a San Vittore, però, il 35enne si è arreso.

Stando a quanto accertato dagli investigatori grazie a una telecamera nascosta nella saletta colloqui del penitenziario, lui, i suoi genitori e un vecchio amico conosciuto in carcere avrebbero più volte cercato di convincere la donna a cambiare versione dei fatti, minacciandola anche che i servizi sociali le avrebbero tolto il bimbo. 

Il piccolo, invece, nei giorni scorsi è nato e sta bene e, al momento, si trova in una comunità protetta insieme alla sua mamma. L'aguzzino, sottoposto al giudizio immediato, è stato condannato a quattro anno e mezzo di carcere. 
 

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